Con questo post inauguro una nuova sezione che potrebbe interessare alcuni miei lettori. In questo "luogo" darò spazio a motociclette che in Italia, se non attraverso il "mercato parallelo" (composto da distributori di moto distinti dagli importatori ufficiali delle case e dai consueti canali di vendita), probabilmente non vedrete mai.
L'unico Paese che ha una gamma "anomala" di moto diversa dal resto del mondo è il Giappone (ovviamente escludo luoghi in cui la moto come la intendiamo noi deve ancora nascere). Infatti, nonostante nella terra del Sol Levante ci siano le quattro case produttrici di motocicli più grandi al mondo, la moto non è ben vista, anzi è quasi vittima di una vera e proprio campagna persecutoria. Basti pensare a difficili e costosi esami da superare per ottenere la patente di guida, la garanzia di un posto di ricovero per il mezzo e il divieto di trasportare passeggeri. Inoltre, fino all'anno scorso c'era il divieto di vendere per i costruttori giapponesi, moto che oltrepassassero i 100 cv. Questo divieto escludeva le moto d'importazione. La Yamaha R1, ad esempio, era costretta quindi ad uscire dal Giappone e poi rientrare per poter essere venduta. Infatti la moto, proveniente dall'estero non era cosi soggetta a limitazioni di sorta. Tutti questi movimenti per "aggirare" la legge, avvenivano, e credo avvengano tutt'ora in misura minore, per conto di società (la più famosa è la Presto Corporation che reimporta Yamaha) legate alle case ma comunque "distaccate" fiscalmente. La scelta di moto di 400 cc quindi era la migliore, prima dell'abolizione dell'obbligo, per costi e prestazioni, sia da parte dell'utente che da parte dei costruttori. Inoltre è capitato, come nel caso della Hornet 600 del 1998, che il modello nato prima per il mercato giapponese (nella cilindrata di 250 cc) poi si sia "evoluto", in dimensioni e cilindrata, per venire incontro ai vari mercati europei.
Siamo comunque in una fase di transizione e già nel sito giapponese della Yamaha, cominciano a fare capolino le moto di grossa cilindrata che si vendono anche da noi.
In definitiva, credo, che l'abolizione di questo obbligo sia stato effettuato per arginare la caduta libera di immatricolazioni di motocicli sul suolo nipponico. Nella stagione 2008, i modelli giapponesi fino a 400 cc sono molti e mi sembra interessante proporvi alcune di queste moto che, per le riviste e i siti di informazione del settore, non esisterebbero. Riproporrò anche modelli che da noi hanno finito la loro carriera commerciale mentre in Giappone sono ancora in vendita.
PS: difficilmente sarò in grado di proporre schede tecniche.
L'unico Paese che ha una gamma "anomala" di moto diversa dal resto del mondo è il Giappone (ovviamente escludo luoghi in cui la moto come la intendiamo noi deve ancora nascere). Infatti, nonostante nella terra del Sol Levante ci siano le quattro case produttrici di motocicli più grandi al mondo, la moto non è ben vista, anzi è quasi vittima di una vera e proprio campagna persecutoria. Basti pensare a difficili e costosi esami da superare per ottenere la patente di guida, la garanzia di un posto di ricovero per il mezzo e il divieto di trasportare passeggeri. Inoltre, fino all'anno scorso c'era il divieto di vendere per i costruttori giapponesi, moto che oltrepassassero i 100 cv. Questo divieto escludeva le moto d'importazione. La Yamaha R1, ad esempio, era costretta quindi ad uscire dal Giappone e poi rientrare per poter essere venduta. Infatti la moto, proveniente dall'estero non era cosi soggetta a limitazioni di sorta. Tutti questi movimenti per "aggirare" la legge, avvenivano, e credo avvengano tutt'ora in misura minore, per conto di società (la più famosa è la Presto Corporation che reimporta Yamaha) legate alle case ma comunque "distaccate" fiscalmente. La scelta di moto di 400 cc quindi era la migliore, prima dell'abolizione dell'obbligo, per costi e prestazioni, sia da parte dell'utente che da parte dei costruttori. Inoltre è capitato, come nel caso della Hornet 600 del 1998, che il modello nato prima per il mercato giapponese (nella cilindrata di 250 cc) poi si sia "evoluto", in dimensioni e cilindrata, per venire incontro ai vari mercati europei.
Siamo comunque in una fase di transizione e già nel sito giapponese della Yamaha, cominciano a fare capolino le moto di grossa cilindrata che si vendono anche da noi.
In definitiva, credo, che l'abolizione di questo obbligo sia stato effettuato per arginare la caduta libera di immatricolazioni di motocicli sul suolo nipponico. Nella stagione 2008, i modelli giapponesi fino a 400 cc sono molti e mi sembra interessante proporvi alcune di queste moto che, per le riviste e i siti di informazione del settore, non esisterebbero. Riproporrò anche modelli che da noi hanno finito la loro carriera commerciale mentre in Giappone sono ancora in vendita.
PS: difficilmente sarò in grado di proporre schede tecniche.
Nessun commento:
Posta un commento