"Il primo orologio me lo regalò il babbo
che avevo sei anni.
Unicum si chiamava. A me pareva bello. Io ero piccolo.
Aveva le lancette dorate e la cassa di latta. Funzionava.
Io lo attaccavo alle orecchie e lui faceva Tic-Tac.
Mica sempre però.Qualche volta faceva Tic.
Poi stava a pensarci un momento. Poi faceva Tac.
E se magnava un'ora al giorno.
Imparai pure a leggere le ore.
E molto fiero davo appuntamenti a tutti.
"Allora per il bagno ci vediamo alle sei" dicevo alla
balia.
"Beh di questo parleremo alle tre e venti"
rispondevo a mia madre.
"Potremo giocare al dottore alle quattro e dieci"
mormoravo alla bambina coi capelli rossi.
Oh boia. Manco un appuntamento mi riusciva
d'indovinare.
Quando arrivavo io la balia era andata a dormire,
mia madre era uscita e la bambina coi capelli rossi
era andata via col Beppino
che c'aveva sette anni e gli occhiali spessi.
Odioso.
Io presi l'Unicum e lo feci a pezzi. Coscienziosamente.
Lo smontai tutto.Spostai dei pezzi.Lo rimontai.
Avanzò qualcosa. Lo nascosi.
Chiesi a mio padre un orologio nuovo che arrivò
qualche mese dopo.
Un altro schifo. Smontai anche quello.
Poi, era ora, arrivò un cronometro.
Si chiamava Universal Geneve.
Una cosa da signori.
Però, sarà che la balia s'era licenziata, sarà che mia
madre manco
mi rispondeva più, sarà che la bambina coi capelli rossi
s'era fidanzata col Beppino , io smontai anche il
cronometro.
Pensavo che fosse una cosa da bambini. Smontare le cose.
Invece no.Il mondo è diviso in due: quelli che smontano
gli orologi
e quelli che no. Io smontavo. Smonto ancora.Smonto
tutto.
Perchè mi piace capire che ci sta nelle cose.
Potessi, smonterei anche le persone.
Ma le persone non si lasciano smontare.
Gli orologi li fanno elettronici. Io smonto l'Harley.
La smonto. Mi svuncio d'olio. Faccio viscido tutto il
garagino.
Poi la rimonto. Qualche volta avanza qualche tocco.
Qualche volta la porto alla Numero Uno a rimontarla
e lì mi strillano come strillava mio padre.
Non ho smesso di smontare. Non smetterò mai
Non voglio smettere.
Voglio crescere e capire. Mi piace essere libero.
Il Beppino c'ha quarant'anni e s'è sposato.
Con la bambina coi capelli rossi che s'è tinta i capelli
e sta un cesso. C'ha du mostri di figli. E la Prinz.
Io me ne vado a spasso.Vibrando e smontando.
Fermo su un lato di una strada abbandonata mi
riavvito qualche bullone.
Il sole tramonta in lontananza.
Sono sereno e felice.
Penso a Beppino.
Poveraccio. "
Carlo Talamo
1 commento:
Bella pure questa,cose semplici dette in maniera semplice,leggi Talamo e ti senti leggero,beato chi ha un' Harley da smontare e rimontare e magari andarci pure in giro.
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