Al recente salone motociclistico di Colonia, la Yamaha ha portato, come di consueto, diverse novità. A mio avviso
la più significativa è rappresentata dal nuovo motore a tre cilindri caratterizzato dal noto albero motore "a croce",
soluzione tecnica che adotta la sportivissima YZF-R1 sin dal 2009.
Questo propulsore, di cui ancora non si conosce con esattezza la cilindrata (si vocifera 850 cm3) , sembra promettere doti di coppia, di sfruttabilità, e soprattutto
di "feeling" con il pilota, superiori rispetto ai "normali" tricilindrici attualmente in produzione, motori secondo me già al limite
della perfezione, almeno per quanto riguarda l'uso stradale.
L'aspetto tecnico di questo propulsore non è però meno importante di quello relativo alla nuova "concezione" di
intendere le moto da parte delle quattro case giapponesi, sempre più decise nel rispondere ai molteplici attacchi che vengono
inferti, a ritmo incalzante, dalle aziende europee, più "vivaci" nel proporre moto sia per un discorso legato alla differente mentalità
che ai numeri di vendita.
Il mercato è in forte crisi per i motivi che già conosciamo e ora più che mai progettare moto belle, personali, costruite con qualità e
in grado di emozionare è diventato un vero e proprio imperativo per la sopravvivenza di un'azienda di moto.
Il "cambiamento di rotta" della Yamaha mi ha davvero stupito: anche se in passato il motore a tre cilindri è stato prodotto dalla casa
di Iwata, cambiare in questo modo "identità" è una sorpresa a cui non ero abituato, soprattutto per
una casa giapponese.
Rimpiazzare il tradizionalissimo quattro cilindri (seppur solo per la gamma medio alta, ovvero quella che produce maggiori
numeri di vendita) per un motore "nuovo" significa non solo voler proporre moto più vicine alle richieste degli utenti - che richiedono sempre più
moto sfruttabili - ma anche differenziarsi in modo notevole dal resto dell'attuale produzione nipponica, ancor prima che europea.
L'identità di un marchio nel mondo motociclistico è fortemente legata al frazionamento e alla disposizione dei cilindri del propulsore, e
probabilmente questa svolta non ha solo fini prettamente tecnici, ma anche legati al modo di comunicare la "personalità" delle moto e dei
propulsori Yamaha.
Questo nuovo tre cilindri quindi, potrebbe essere il capostipite di nuova generazione di propulsori giapponesi, svincolati dal
classico schema del quattro in linea.
Del resto dei cambiamenti sono già in atto: la Honda da qualche anno ha "trasformato" il suo top di gamma,
puntando nuovamente tutto sui quattro cilindri a V, ed è probabile che prima o poi questo cambiamento investirà anche la sportiva CBR o, perchè no,
anche la vendutissima Hornet.
Considerando anche l'arrivo di nuovi motori di cilindrata ridotta e sovralimentati, si può affermare con una moderata sicurezza che è alle porte una
rivoluzione tecnica, complice anche la crisi economica e il costante sviluppo dei mercati asiatici e sudamericani, che non potrà non far felici
noi motociclisti.
Francè
Foto: motoblog.it
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