Il motore a sei cilindriTra gli elementi indispensabili da considerare al momento dell'acquisto della moto, per molti motociclisti, c'è sicuramente il frazionamento del propulsore, fattore determinante che caratterizza sia il tipo di guida che le sensazioni trasmesse al pilota.
I motori con sei cilindri, hanno avuto il loro momento di gloria commerciale soprattutto a cavallo degli anni '70-'80 grazie a case quali Honda e Kawasaki che hanno utilizzato queste moto sia come valide alternative alle moto a due e quattro cilindri molto diffuse e sia anche come "icone" della loro capacità tecnologica. Per la Benelli il discorso è un pò diverso e non approfondisco l'argomento in questa sede.
I motori con sei cilindri, hanno avuto il loro momento di gloria commerciale soprattutto a cavallo degli anni '70-'80 grazie a case quali Honda e Kawasaki che hanno utilizzato queste moto sia come valide alternative alle moto a due e quattro cilindri molto diffuse e sia anche come "icone" della loro capacità tecnologica. Per la Benelli il discorso è un pò diverso e non approfondisco l'argomento in questa sede.
Honda CBX 1000 1978:
Benelli 750 Sei:
Benelli 900 Sei 1984:
Kawasaki Z 1300 1978:
Questo particolare propulsore ha avuto anche importanti applicazioni in ambito agonistico, basti pensare alla Honda RC 166 250 cc di Mike Hailwood del 1966 e alle sue successive discendenti, alla MV Agusta 500 Sei che venne abbandonata dal reparto corse agli inizi del 1960, e in tempi non molto remoti anche al Laverda V6 che si differenziava dai primi due per lo schema a V di 90°, per la disposizione longitudinale del propulsore e per l'impiego di una trasmissione finale ad albero cardanico.
Honda RC 166 Mike Hailwood 1966:
Laverda V6 1977:
Un motore a sei cilindri aveva come punto debole un ingombro trasversale abbastanza accentuato. Negli anni '80 accordare questo tipo di motore con telaio e sospensioni non era affatto facile e a tutto questo si dovevano aggiungere dimensioni e pesi imponenti che di certo non trasmettevano a prima vista facilità di guida e maneggevolezza. Aggiungeteci anche un prezzo consono al ruolo e alla tecnologia che le moto dotate di questo propulsore avevano, e non ultima una guida più impegnativa rispetto alle altre moto. Tutti questi fattori contribuirono ad accantonare questo tipo di propulsore che aveva doti eccezionali di allungo e potenza, qualità però poco sfruttabili con le gomme e i telai dell'epoca.
La Honda, con la sua Gold Wing del 1990, ha reintrodotto il motore a sei cilindri utilizzando però una disposizione tipo "boxer" che mantiene ancora oggi e sempre sulla Gold Wing, nella cilindrata di 1800 cc.
Suzuki Stratosphere 1100
La Suzuki, a sorpresa, ha presentato nel 2005 al Salone di Tokyo la Stratosphere, dotata di un sei cilindri in linea di 1100 cc. La moto riprende per certi versi i tratti della famosa quadricilindrica Katana, autentica icona di questa casa, che ha cessato di produrre poco tempo fa, dopo quasi 25 anni di commercializzazione. La moto non ebbe molto successo in Italia, ma continua ad avere tutt'ora una folta schiera di estimatori in tutto il mondo.
Suzuki Katana 1000 1982:
La Stratosphere nasce come prototipo, però, cosi come è avvenuto nel caso della B-King, non mi sento di escludere una possibile commercializzazione, anche se sono passati quasi due anni dalla sua presentazione.
Le concept presentate dalle case giapponesi, in genere, hanno come obiettivo principale quello di stupire. In questo caso la Suzuki lo ha fatto non solo dal punto di vista tecnico, ma anche da quello tecnologico. Il motore, come anticipato, è un sei cilindri in linea con quattro valvole per cilindro e capace di erogare quasi 180 cv. Il cambio della moto, prevede due modalità: manuale ed automatica. Dal punto di vista ciclistico notate le splendide pinze anteriori Tokiko ad attacco radiale coadiuvate da dischi "baffati". La forcella è a steli rovesciati. I fari a led, la linea spigolosa, il cupolino regolabile elettricamente, il sistema di navigazione GPS, il manubrio regolabile e un sistema di comunicazione con il passeggero contribuiscono a rendere questa moto ancora più esclusiva e soprattutto adatta a ricoprire il ruolo di ammiraglia e bandiera tecnologica che le moto a sei cilindri avevano trent'anni fa.
Il motore esternamente sembra già pronto per una eventuale commercializzazione e chissà che la Suzuki non regali agli appassionati una moto diversa nel panorama motociclistico, abbastanza standardizzato dal punto di vista delle scelte tecniche. Con la tecnologia di oggi i limiti di un propulsore cosi plurifrazionato vengono minimizzati, come potete osservare dalle immagini, e mi auguro che in futuro ci sia più possibilità di stupire gli appassionati di moto, con realizzazioni tecnicamente nuove e con meno vincoli dettati dal vil denaro.
Ancora maledico la Honda, per non aver industrializzato e commercializzato lo splendido V5 destinato alla Motogp ed entrato in pensione con l'arrivo delle 800!
Ancora maledico la Honda, per non aver industrializzato e commercializzato lo splendido V5 destinato alla Motogp ed entrato in pensione con l'arrivo delle 800!
Spero che la Suzuki, se eventualmente decidesse di produrla, non snaturi l'essenza di questa moto, come già avvenuto per il prototipo B-king, dato che la sua "trasposizione" industriale è piuttosto lontana dal design, bellissimo, della concept.
Francè
Francè
Foto: Motociclismo, South Bay Riders, Total Motorcycle e Motorcycles 20th Century
Non sono in grado di risalire alle fonti delle foto delle moto da corsa.