martedì 14 ottobre 2014

Intervista ad Ezio Gianola - Parte 1

Il nome di Ezio Gianola non è nuovo agli appassionati di Motomondiale: tra gli anni '80 e '90 il pilota di Lecco è stato un grande protagonista nelle piccole cilindrate del campionato del mondo. Cinque volte campione italiano tra il 1984 e il 1991, 102 gran premi disputati, nove successi iridati, 12 pole position e il titolo di vicecampione del mondo nel 1988 è il palmares di Gianola che, dopo aver appeso il casco al chiodo, ha prestato la sua esperienza e competenza non solo al mondo della TV - come commentatore televisivo di gare nazionali e internazionali - ma anche ai giovani piloti emergenti desiderosi di affrontare il palcoscenico più ambito: il campionato del mondo. 

Tra le sue ultime scoperte ci sono Niccolò Antonelli e Romano Fenati, ora entrambi in pianta stabile nel mondo dei Gran Premi. Proprio per il ruolo di guida è stato assunto a tempo pieno dal Team Ciatti che gli ha affidato i suoi giovani piloti, (Federico Fuligni per il CEV e Filippo Fuligni e Lorenzo Petrarca per il CIV). Ho posto ad Ezio qualche domanda non solo sul rendimento dei suoi piloti, ma anche sulla situazione generale che sta vivendo il motociclismo nazionale e tutto l'ambiente delle corse.

Francè





Ezio in cosa consiste il tuo lavoro? Come è nato? Lavori da solo o hai con te un team di persone che ti aiuta nel rapporto con i ragazzi? Come sei entrato a far parte del Team Ciatti? 
"Il mio lavoro nasce nel 2008 quando mi sono accorto che in Italia eravamo carenti nel settore giovanile e ho pensato di portare la mia esperienza, tecnica e manageriale -formatasi in anni di Motomondiale - ai ragazzi di 13-14 anni che si affacciano nel Campionato Italiano con l'obiettivo di approdare un domani al Campionato Mondiale. 

Bisogna creare un team di persone attorno ai ragazzi con la collaborazione dei genitori e avere un progetto che consenta loro di essere seguiti nel migliore dei modi. Il mio lavoro consiste nel guardare i piloti in pista, nel capire come impostano le traiettorie, come aprono il gas, quali sono i loro punti critici e riferire poi questi comportamenti alla squadra, con la quale è importante avere fiducia reciproca. 

I ragazzi per crescere devono avere di base un'ottima moto, meglio la migliore della categoria, e devono avere soprattutto un'ottima squadra. Per il mio lavoro è necessario avere un ottimo rapporto con il Team Manager e soprattutto con il Capotecnico e il Telemetrista. La squadra è composta da professionisti, ma i piloti hanno comunque 14 anni e sono senza esperienza. Il mio lavoro quindi, facilita il compito di entrambe le parti. 

Io sono una sorta di Team Manager all'interno di un'altra squadra: per me è importante avere gente fidata con la quale programmare interventi migliorativi per il pilota. Se non ho le persone giuste, i risultati non arrivano. Molto importante è anche la parte psicologica: bisogna capire con i miei collaboratori la "testa" del pilota. Un'organizzazione simile non è facile da creare, ma con questo sistema si può migliorare tanto. Il puledro diventerà cavallo di razza, ma il pilota "medio" può comunque migliorare tanto con questo sistema. 

Nel 2010-2011 ho creato il Team Italia, con il supporto del Team Gabrielli, e scegliendo moto da GP con i piloti Antonelli e Fenati, molti mi hanno guardato male perchè far guidare a quattordicenni moto da 240 Km/h...Poi i risultati sono arrivati. Successivamente, dopo aver lasciato la Federazione, sono approdato privatamente nel Team Ciatti e attualmente seguo anche altri piloti come Pagliani e Rinaldi."



Perchè il Team Ciatti? 
"Il Team di Ciatti aveva già esperienza nella classe Moto3 e avevano vinto il Campionato Italiano nel 2012 con Kevin Calia, pilota che già mi piaceva ai tempi di Fenati e Antonelli. Ho pensato di prendere dei ragazzi che avevano bisogno di essere seguiti in una squadra professionale, come quella di Ciatti. Siamo partiti con Fuligni, ragazzo che era in fondo alla classifica: nonostante non abbia avuto un passato motociclistico come quello dei suoi colleghi - partiti sin da piccoli con le minimoto - ora le sue prestazioni stanno migliorando. 

Con Federico Fuligni, che attualmente corre nel CEV Moto2 con tecnici con esperienza mondiale abbiamo ottenuto recentemente un quinto posto, risultato di ottimo valore. Con Lorenzo Petrarca siamo vicini ad un podio...il lavoro ripaga, come avevo detto prima."



Quali sono gli aspetti più difficili che devono incontrare questi ragazzi nel momento in cui approdano in campionati competitivi come il CIV e il CEV? 
"Il percorso che fanno in Italia è buono, ma ci sono grandi limiti. I circuiti italiani sono privati e i quattordicenni non possono girare. La Federazione fa qualche giornata per i minorenni, ma non basta. In Spagna i circuiti sono statali ed è possibile per i giovani girare molto di più. Loro sono molto più avanti perchè riescono a formare prima i campioncini. Hanno imparato da noi negli anni '80-'90 e dal 2000 hanno messo a frutto questa esperienza."


Che ruolo devono avere i genitori di queste giovani promesse in questa fase della loro carriera? In realtà cosa accade? 
"I ragazzi provengono quasi tutti dal settore giovanile delle minimoto..ed è un mondo "fai-da-te". Il ruolo del genitore è importante ma è importante anche che si affidino a strutture come la nostra che mettano i figli nelle migliori condizioni possibili per competere. Più è grande l'esperienza di chi segue questi ragazzi e più si viene ascoltati. I limiti sono comunque rappresentati dal fatto che questo sport è costoso, che i ragazzi spesso abitano lontani dalla struttura, devono seguire la scuola e quindi di conseguenza le giornate con loro si limitano alle gare e ai test. In questa fase della carriera agonistica di un pilota, trovare il team giusto credo sia fondamentale. 

Quali sono le caratteristiche che deve avere un team per supportare al meglio i propri piloti? 
"Come abbiamo detto prima servono le moto, e i tecnici. Ovviamente se prendi tecnici qualificati (come Davide Goretti e Mauro Agostini del Team Ciatti) che provengono dal Mondiale  questi hanno un costo...Un buon tecnico può chiedere anche 1500 euro a weekend, e ciò può essere un bene o un male a seconda dei casi." 



Come riconosci un pilota vincente da uno "meno dotato"? 
 "Spesso già dalle minimoto, si vedono i pilotini di razza. La cattiveria agonistica, la voglia di fare, nascono già li...il DNA è già li. Ci sono ragazzi che imparano molto vedendo i piloti grandi...e quindi la tv diventa un ottimo strumento per imparare. Ci sono i piloti che hanno talento e quelli che invece devono lavorare con la costanza per raggiungere determinati obiettivi."

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